A Salvatore GUIDO

  
  Nel giorno della festa di commiato
     
Hotel "Virginia" 17 maggio 2009
Per far festa con amici, parenti
e facce solite  di pensionati
che non mancano mai in questi eventi,
Guido, fra tanti posti rinomati,
bene ha scelto, senz'ombra d'ignominia,
locale a quattro stelle Hotel Virginia.
 
Assunto a Catanzaro e gia in divisa,
fu tosto sballottato su in Toscana
e fu "volano" fra Firenze e Pisa,
e dal suo paesello s'allontana.
Poi conobbe un certo Ciliberti
e d'amicizia furon ricoperti.
   
  E mentre si godeva 'sta missione,
  qualche disavventura gli è successo,
  una ragazza non fece attenzione
  e un dito nella porta aveva messo.
  Le procurava, quella porta chiusa,
  una ferita lacero-contusa.
   
Da quel momento inchieste ferroviarie,
unitamente alla magistratura,
nonché decurtazioni pecuniarie,
resero la mission brutta avventura.
Poi rientrò a Paola e Cosenza,
dove ha fatto con noi la conoscenza.
   
  Ma ancora un'altra porta, oh sorte ria,
  ha incontrato lungo il suo cammino,
  volea richiuderla in galleria,
  e alla tragedia è andato assai vicino.
  In quell'istante ha preso decisione,
  di farsi collocare in pensione.
   
Tutti sappiamo chi è Salvatore
la cui sincerità è proverbiale.
Con gli amici si è sempre fatto onore,
non mi consta che abbia agito male.
Ciò premesso, voglio  continuare,
e una storiella vado raccontare.
   
  Incolonnati ci recammo in Sila
  per fare un picnic in un bel prato.
  Al rientro, io ero a capofila,
  Guido con me, sembrava appisolato.
  Ma fra tornanti, e piante già fiorite
  mi annunciava ch'era morto Akite.
   
Dal ridere,  più non potei guidare,
non certo per la nota barzelletta,
bersi perché, dovendomi accostare,
pensavo: a chi mi chiede in tutta fretta,
perché ti sei fermato così stuort,
io gli dovevo dir: "Akite è muort".
   
  Un'altra volta ad un pranzo di servizio,
  mi chiedeva permesso, da più ore,
  di poter fare un brindisi ad un tizio
  che poi era del corso l'istruttore.
  E finalmente brindava a Putortì
  con rima che non sto a ripeter qui.
   
Nel periodo in cui era in ufficio,
ogni tanto dava un'annusata,
perché, per esser giusto il suo auspicio, 
dovea sentire odor di soppressata.
Puntualmente arrivava Cosimino,
recando seco il vero salamino.
   
  Volendo, sei sempre bene accetto,
  fin quando Ciliberti è sulla breccia.
  Tu porterai di funghi un bel vasetto
  mentre lui il vino con salsiccia.
  Però, se vuoi al male dare scacco,
  lungi da te il nettare di bacco.
   
Ed ora, insieme a tutti questi amici,
ti auguro di cuore ogni bene,
unitamente ai tuoi, saran felici,
gli anni futuri, gai e senza pene.
Finalmente, dalla presila in fiore,
brindiamo al caro amico Salvatore.
 
Igino Di Tommaso


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